L’iva che incasso non è mia

L’iva che incasso non è mia

Di Roberto Mazzoleni, 7 Ottobre 2021

l'iva che incasso non è mia studio mazzoleniRipeti insieme a me: “L’iva che incasso non è mia.”
Un’altra volta: “L’iva che incasso non è mia”

Fai così tutte le mattine.

Vi ricordate la famosa scena del “Il Ciclone” di Leonardo Pieraccioni, dove lo stesso (tale Levante) spiegava a Tosca d’Acquino come doveva gestire le proprie finanze e puntualmente quest’ultima non aveva i soldi per pagare l’Iva allo Stato:
“L’iva è una tortura, l’Iva io la spendo” sentenziava la commerciante del paese. Chiaramente, non deve essere un modello da seguire.

 

Come funziona l’Iva?

Semplice: se fai una fattura o uno scontrino, al corrispettivo che chiedi (che è il vero e proprio tuo ricavo), devi applicare l’Iva secondo le aliquote di legge (22% l’aliquota ordinaria, 10% o 4% quella ridotta).

E tu incassi un importo che contiene anche questa Iva.
Ma che non è tua. Per te è una partita di giro, in un certo senso ti è stato affidato l’incarico di “esattore” del tributo.
Al termine del periodo di liquidazione (mensile o trimestrale) si esegue un conteggio che è una pura differenza tra l’Iva inserita nelle fatture emesse o nei corrispettivi e l’Iva inserita nelle fatture di acquisto (la cosiddetta Iva detraibile). E versi la differenza al Fisco. Punto.

Al di là delle complicazioni che sorgono nel non versare l’Iva – la creazione di un debito verso l’erario che con i suoi tempi presenta il conto rincarato delle sanzioni, senza dimenticare gli aspetti di natura penale per importi di grosse dimensioni – il punto importante è che non versare l’Iva è un segnale inequivocabile che c’è qualcosa che non funziona nella tua azienda.
È un allarme che si deve accendere – subito – e al quale devi porre un rimedio.

 

Quali possono essere le cause di un mancato versamento dell’Iva?

  • La prima è una estrosa gestione delle finanze della tua azienda. Che non va bene.
    Se tu l’Iva l’hai incassata, ma il giorno in cui ti viene chiesto di riversarla allo Stato alle scadenze previste dalla legge non hai più la disponibilità liquida per fare il versamento, significa, senza dubbio, che hai speso i soldi per altro.
    Che hai gestito la finanza della tua azienda in maniera non diligente.
  • La seconda potrebbe essere che hai fatturato ma non incassato e, in assenza di opzioni per il regime di cassa Iva, non hai la disponibilità liquida per ridare i soldi allo Stato proprio perché non li hai presi dal tuo cliente.
    In tal caso è necessario che tu vada a rivedere la tua gestione del credito:
    nelle tue previsioni finanziarie non puoi non considerare il versamento dell’Iva.

Se quindi fai una rateazione importante al tuo cliente, fallo solo sull’imponibile ma chiedi subito il pagamento della parte di Iva: come tu dovrai versarla, il tuo cliente (se azienda) l’avrà detratta nella sua liquidazione e chiediti quindi perché tu devi fare da banca – anche solo per la parte di Iva – al tuo cliente?

Certamente questa causa non può valere per commercianti al dettaglio e pubblici esercizi in genere: qui si incassa subito e quindi o c’è la prima causa oppure

  • La terza, secondo me la più delicata: la tua azienda non sta guadagnando nulla. È in perdita. E tu usi l’Iva per tappare – finanziariamente – i buchi della perdita di gestione che la tua azienda sta creando. Solo che, se non la stai ben analizzando, l’utilizzare i soldi dell’Iva ti farà sembrare che l’azienda stia a galla. Dovresti intervenire, ma non lo fai perché non hai ascoltato il campanello d’allarme.

L’Iva può anche essere una tortura, ma, a parte che non la devi spendere, non puoi far finta di nulla se non sei in grado di pagarla. È un segnale, una forte tosse che ha bisogno di analisi e cure.

E ora ripeti: “L’iva che incasso non è mia.”

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